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lunedì 16 maggio 2016

Kepler, identificati 1.284 nuovi pianeti alieni in orbita intorno a stelle lontane

(Credit NASA/W. Stenzel)

NEWS SPAZIO :- Grandi notizie relative al telescopio spaziale Kepler, il cacciatore di pianeti simili alla nostra Terra, giunto alla sua missione estesa K2.

In una teleconferenza stampa svoltasi il 10 Maggio scorso la NASA ha annunciato che sono stati individuati 1.284 nuovi esopianeti. Ciò vuol dire che tra i dati registrati da Kepler sono stati confermati i dati di 1.284 pianeti candidati i quali risultano quindi essere effettivamente pianeti.

Stiamo seguendo la meravigliosa avventura di Kepler sin dal suo inizio, andate qui

Si tratta del più grande insieme di esopianeti individuato in una volta sola. Con questo nuovo numero si arriva ad oggi a più di 3.200 esopianeti confermati, di cui 2.325 scoperti da Kepler.



Il seguente istogramma ci mostra le scoperte di esopianeti negli ultimi 20 anni

(Credit NASA Ames / W. Stenzel; Princeton University / T. Morton)

Ellen Stofan (capo scienziato alla sede centrale NASA di Washington): "Con questo annuncio sono più che raddoppiati i pianeti confermati da Kepler. Questo ci dà la speranza che da qualche parte laggiù, intorno ad una stella molto simile alla nostra, possiamo finalmente scoprire un'altra Terra".

Quest'ultima scoperta è relativa al catalogo dei pianeti-candidati di Luglio 2015, il quale identifica 4.302 potenziali pianeti.
Per 1,284 di questi la probabilità di essere effettivamente un pianeta è superiore al 99% (soglia minima richiesta per ritenerlo un pianeta).
Altri 1.327 pianeti-candidati hanno probabilità di essere un pianeta inferiore al 99% e probabilmente non verranno confermati, anche se occorrerà effettuare ulteriori indagini.
I rimanenti 707 segnali hanno maggior probabilità di essere un qualche altro fenomeno astrofisico.

La tecnica che è stata utilizzata è un nuovo metodo di indagine statistico che può essere applicato automaticamente a molti pianeti-candidati simultaneamente. Timothy Morton (associate research scholar, Princeton University, New Jersey), autore principale di una pubblicazione scientifica apparsa su Astrophysical Journal, ha utilizzato una tecnica che assegna ad ogni traccia registrata da Kepler una misura della probabilità di essere effettivamente un pianeta.

Dei nuovi 1.284 esopianeti confermati, circa 550 potrebbero essere pianeti rocciosi come la Terra, sulla base della loro dimensione.
Nove di questi orbitano nella zona abitabile della loro stella, dove cioè le condizioni ambientali alla loro superficie sono tali da consentire all'acqua di essere presente nello stato liquido.
E contando anche questi, ad oggi il numero di questo tipo di esopianeti è passato a 21.

(Credit NASA Ames / N. Batalha and W. Stenzel)

E' molto interessante anche il seguente grafico

(Credit NASA Ames / W. Stenzel; Princeton University / T. Morton)

che ci mostra che Kepler è in grado di individuare pianeti-candidati più piccoli ed in orbita intorno a stelle meno luminose (arancione) rispetto a quanto si riesce a scoprire con i telescopi a Terra (blu).
E' da notare anche il loro grande numero, molti di più rispetto ai blu.

Fonte dati, NASA.

16 commenti:

  1. Buona notizia che naturalmente è stata snobbata dai telegiornali principali, però non sono molto stupito dalla scoperta di esopianeti, la cosa che mi stupisce è che fino al 1995 la maggior parte degli astronomi era convinto che non esistevano
    Nico

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    1. Questo non è assolutamente vero. Ricordo benissimo studi molto dettagliati degli anni '70 sulle tecniche utilizzate oggi per individuarli. le scoperte di adesso sono il frutto di quegli studi che hanno coinvolto centinaia di astronomi e ingegneri per decenni. Forse ti stai riferendo al medioevo, quando hanno bruciato Giordano Bruno per aver, tra le varie cose, sostenuto la molteplicità dei mondi. Ma non è stato bruciato dagli altri astronomi increduli ma dalla chiesa.
      La comunità scientifica ha sempre creduto nell'esistenza di esopianeti ma finché non si scoprono non si ha la prova inconfutabile. E' il metodo scientifico.

      Ramiro

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    2. Ramiro tutte giuste le tue considerazioni, però in una intervista dell' astronomo Geoffrey Marcy, primo scopritore di Pegasi 51 primo eso pianeta scoperto, un certo numero di astronomi erano molto scettici e l'argomento era considerato quasi un tabù, logico che la maggior parte considerava la loro esistenza scontata
      Un saluto
      Nico

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    3. Non so che dirti. Negli anni 70 ero giovanissimo ma di astronomi che parlavano ce ne erano diversi. L'unico scetticismo che esisteva nel mondo astronomico era sulle capacità strumentali di rilevarli casomai.
      Anche perchè non credere nella possibilità chevesistano altri pianeti vuol dire che devono anche inventarsi un motivo scientifico o una causa naturale per spiegare il fatto che centinaia di miliardi di stelle siano prive di pianeti mentre il sole no.
      Volontà divina forse? Allora torniamo a Giordano Bruno.
      Ramiro

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    4. Si forse per qualcuno , magare i più conservatori era cosi; io personalmente do per scontata la vita aliena sia batterica, animale e evoluta ma sono convinto che nel mondo scientifico non per tutti è così
      Nico

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    5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    6. 1 di 2

      Quando per la prima volta nella storia, dopo secoli di pensieri, ipotesi e speculazioni, arriva un paio di astronomi pressoché sconosciuti, di nome Michael Mayor e Didier Queloz e dichiara di aver scoperto il primo esopianeta, tra l'altro di una tipologia che non si pensava esistere (pianeta gigante - addirittura molto più grande di Giove - con un orbita piccola, vicinissimo alla sua stella), è ovvio che ci possano essere molti scettici o dubbiosi.
      Ma conoscere se gli astronomi scettici erano la maggioranza o la minoranza - oltre ad essere impossibile da stabilire perché i dati dei pensieri personali (mutevoli a breve termine) di tutti gli astronomi della Terra, nessuno li ha - forse sarebbe poco interessante.

      Certamente, lo so anch'io che frequentavo un osservatorio astronomico a Trieste, nel 1995 si respirava aria di grande scetticismo - non era possibile vederli direttamente ad occhio nudo con un telescopio, limite questo tuttora presente - molti dubitavano della tecnica usata per scoprirli (spettrometria), si pensava che non c'era garanzia che fosse così come gli astronomi affermavano, e successivamente poi scritto su Nature.
      Il pensiero di alcuni, o di molti, era giustamente che poteva essere il frutto di errori nella misurazione, di una errata interpretazione dei dati raccolti.
      Lo spettrografo veniva usato per la prima volta per analizzare le piccolissime oscillazioni della luce della stella causate dalla attrazione gravitazionale del pianeta immaginario che le orbitava attorno.
      E poi altri astronomi, negli anni precedenti, avevano condotto ricerche, anche per un decennio, senza purtroppo tirar fuori un pianeta dal buco! ... Non da un buco nero, quello no, è proprio impossibile.

      Le ricerche di questo tipo, usando uno spettografo, Mayor con il suo team di studenti e ricercatori le aveva iniziate prima, già nel 1989 con un vecchio strumento, certamente inadeguato perché poco sensibile. Era però riuscito ad individuare un probabile pianeta e lo aveva stimato essere 11 volte più grande di Giove.

      Attorno al 1990 avevano iniziato a costruire uno spettografo migliore, molto più sensibile e quindi preciso, chiamato ELODIE, e nel 1994 in Francia, presso l'Observatoire de Haute-Provence in pochi mesi di osservazioni i due astronomi, dopo aver osservato più di un centinaio di stelle, si erano imbattuti nella 51 Pegasi b che mostrava qualcosa di eccitante, una periodicità del movimento del segnale (di va e vieni) di 150 m/s.
      Inseriti tutti i dati nel computer, il programma sentenziò che si trattava di un grande corpo che compiva un orbita in 4,2 giorni, vicinissimo quindi alla sua stella.
      È stata una grande sorpresa, pensavano che questa tipologia fosse una rarità, ma successivamente ne hanno trovati altri simili a 51 Pegasi b ed hanno quindi capito che questa era la normalità, non un eccezione.
      Da allora, anno dopo anno, e con strumenti sempre migliori sono stati scoperti via via altri esopianeti, in un crescendo quasi esponenziale.

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    7. 2 di 2

      Ma osservarli veramente, direttamente, non estrapolandoli da osservazioni spettrografiche ed aridi calcoli, sarà mai possibile?

      Probabilmente si - sarà anche questa la finalità delle prossime generazioni di telescopi ottici giganti con base a terra - e se ci si accontenterà di puntarli attorno allle stelle più vicine e più luminose. Ma ovviamente non si limiteranno ad osservazioni vicine, potranno osservare dappertutto, anche nel più profondo spazio mai osservato prima con una capacità visiva senza precedenti, avvicinandosi ancor di più a ciò che è stato il principio del misterioso universo.

      I due più importanti saranno il GMT
      (Giant Magellan Telescope con 7 specchi segmentati, di cui 6 laterali fuori asse ed 1 centrale, equivalenti ad uno specchio da 24,5 m di diametro; potere risolutivo 10 volte quello di Hubble)
      ed il TMT
      (Thirty Meter Telescope, che avrà uno specchio principale di 30 m, fatto a segmenti e con ottica adattiva per ridurre di molto l'effetto della turbolenza atmosferica; area di raccolta della luce 144 volte superiore a quella di Hubble).

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    8. Ottima spiegazione. Da notare che questi primi "giovi caldi" scoperti, per l'epoca pianeti alquanto improbabili, sono stati scoperti per primi perché erano gli unici che gli strumenti di Mayor e Queloz erano in grado di rilevare: grossi pianeti molto vicini alla loro stella con periodi orbitali cortissimi, praticamente le condizioni migliori per il metodo delle velocità radiali.
      Diciamo pure che se non esisteva questa categoria inedita di pianeti avremo visto risultati molto più tardi e forse questo settore dell’astronomia sarebbe rimasto sottovalutato e sotto finanziato come prima del 1995.

      Ramiro

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    9. Grande esaustività spiegazione grazie Claudio
      Nico

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    10. Forse volevi dire:
      Grande Claudio spiegato esausto grazie Nico? °~°

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  2. Ho capito, adesso che sappiamo quasi tutto di questi primi mille esopianeti, e che c'è solo l'imbarazzo della scelta su quale o su quali andare quando qui non avremo più trippa per gatti, basta solo che un cervellone astuto come quello di El'Musk ci costruisca un'altra genialata per viaggiare veloci con gli Hyperloop laser multistadio ad accelerazione progressiva (e chi se ne frega se il limite imposto è quello luminale, chi ci può vedere e multare, DIO?) e si va via veloci a colonizzare ed a moltiplicarci felici e contenti su uno di questi nuovi mondi!

    Che ci vuole, basta volerlo, io intanto preparo già le valigie, mi tengo pronto.
    Chi non viene con me?

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    1. Ma dove vuoi andare Magno Claudio?
      calma e piedi ben piantati a "terra".. ;)

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    2. Dove? A scrivere una nuova Magna Carta per gli alieni.

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  3. A proposito della diatriba se prima degli Anni '90 gli astronomi credessero o meno alla possibilità dell'esistenza di altri sistemi solari, ricordo che in uno dei volumi dell'enciclopedia astronomica da Armando Curcio Editore (pubblicata negli anni '80) c'era la foto di un anziano astronomo olandese (non ho più in mente il nome) che mostrava un grafico nel quale di evidenziavano gli scostamenti, minimi, dalla sua traiettoria di una stella vicina, mi sembra si trattasse della Stella di Barnard. Tali deviazioni venivano spiegati come effetti della possibile attrazione gravitazionale sull'astro di un suo compagno molto vicino, forse un grosso pianeta. Mi chiedo se poi il tutto è stato confermato o no.
    saverio

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    1. Conosco quella diatriba ma mi sembra non sia stato confermato. Questo ipotetico era stato evidenziato con misure astrometriche, non con il metodo dei transiti o delle velocità radiali. Al momento non siamo in grado di utilizzare questo metodo per mancanza di precisione strumentale.
      Il satellite europeo Gaia sta da qualche anno compiendo misure del genere con l'accuratezza necessaria ma la prima trance di dati non è ancora pronta.

      Ramiro

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