Cerca in News Spazio

martedì 16 giugno 2015

LightSail, conclusa la missione di test della vela Solare di The Planetary Society

(Credit The Planetary Society)


NEWS SPAZIO :- E' ora di dare l'addio ad una missione molto particolare, speciale e molto appassionante che ci ha tenuto con il fiato sospeso nei giorni scorsi. Sto parlando di LightSail di The Planetary Society.

Dopo il successo del dispiegamento della vela Solare che ha rappresentato il centrare l'obiettivo primario di missione, il satellite LightSail è rientrato distruggendosi nell'atmosfera Terrestre, dopo 25 giorni in orbita.

E' stata proprio l'apertura della vela, 32 metri quadrati di mylar di 4,5 micron di spessore, che ne ha aumentato la superficie e quindi la frizione con la seppur debole atmosfera orbitale, provocando un decadimento dell'orbita che ha portato il piccolo CubeSat a distruggersi al rientro in atmosfera Terrestre, rientro che è avvenuto intorno alle ore 19:23 (ita) di Domenica scorsa, al di sopra dell'Oceano Atlantico meridionale.


The Planetary Society aveva dichiarato un successo la missione di LightSail, la prima di due missioni progettate per testare la tecnologia di propulsione a vela Solare. Nessun propellente, solamente la debole-e-continua spinta del Sole. Trovate tutti i dettagli qui


L'ultimo pacchetto dati inviato da LightSail risale a Giovedì 11 Giugno alle ore 05:29. Il clock di sistema indicava il valore di 1.837.416 di secondi (21 giorni) trascorsi dal lancio del 20 Maggio.
I giroscopi di bordo stavano segnalando una rotazione secondo gli assi X, Y e Z rispettivamente di 6,7, 2,4 e 0,3 gradi/sec. L'asse Z è quello secondo il lato maggiore della sonda, che ricordo è dun CubeSat composto da tre unità, per la misura di 30 cm x 10 cm x 10 cm.

Non era obiettivo di questa missione testare la propulsione a vela Solare, la sua orbita era troppo bassa e risentiva quindi troppo dell'attrito atmosferico. Gli obiettivi principali erano quelli di testare e validare i sistemi critici del satellite ed il dispositivo di dispiegamento della vela.
Sarà compito di LightSail-B provare a volare spinta dalla sua vela Solare, l'anno prossimo durante il volo inaugurale del razzo Falcon 9 Heavy di SpaceX.

L'ultimo passaggio di LightSail al di sopra della stazione di Terra è avvenuto Domenica 14 Giugno, con inizio alle ore 18:52. Era il sorvolo nro 223 e LightSail ha inviato dati incomprensibili. E' stata l'ultima volta. Il decadimento della sua orbita l'ha fatta bruciare durante la sua discesa.

Ma non è la fine, assolutamente. Adesso tutto quello che il team di missione ha imparato dalla missione di LightSail-A sarà prezioso e fondamentale per la progettazione della missione di LightSail-B.

Stay tuned!

12 commenti:

  1. tecnologia davvero promettente benchè credo difficile che questa possa sostituire gli attuali sistemi propulsivi chimici ed elettrici visto gli ingombri che sono necessari a garantire la spinta

    RispondiElimina
  2. Alessio, dici bene ma non hai pensato ad un sistema
    MISTO?
    per la propulsione e manovre limitate si farebbero alla vecchia maniera, mentre per le "crociate" a lunga distanza si andrebbe con la Vela Solare.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti il Giappone ha allo studio una missione sugli asteroidi troiani (gruppo di asteroidi situati sui punti di Lagrange L4 e L5 dell'orbita di Giove attorno al Sole) dotata di una vela solare ricoperta di pannelli fotovoltaici leggerissimi che alimentano un motore a ioni.
      Naturalmente la vela solare al momento e nel prossimo futuro è possibile utilizzarla solo con sonde di massa molto ridotta.

      Ramiro

      Elimina
    2. Bhe lunghe distanze è un parolone per le vele solori considerando che la pressione di radiazione solare decresce con il quadrato della distanza, e mi lascia perplesso anche che i giapponesi vogliano ricoprire le vele solari di pannelli visto che per avere una buona resa delle vele in teoria servirebbe un alta riflettività(Maylar 0,8 circa) per scambiare più quantità di moto possibile, mentre i pannelli hanno bisogno di alta assorbività...

      In ogni caso è un tema interessante, speriamo si riescano a raggiungere obbiettivi concreti perchè dallo shuttle ad oggi mi pare sia cambiata ben poco la propulsione spaziale :)

      Elimina
    3. Nella propulsione spaziale esiste una divisione netta tra la propulsione per entrare in orbita o comunque decollare dalla superficie terrestre e quella necessaria per voli interplanetari.
      Per il decollo da terra esistono solo i razzi chimici ed eventuali perfezionamenti e credo sia difficile andare oltre.
      C'è un interessante progetto inglese, ora finanziato anche da ESA, lo Skylon, che usa un motore a metà strada tra un razzo e un reattore, che dovrebbe decollare e atterrare come un aereo ma siamo su progetti che vedranno la luce verso gli anni '30.
      Per quanto riguarda invece la propulsione interplanetaria, nel momento che sei riuscito a entrare in orbita si possono usare diversi tipi di propulsione. Negli ultimi 15 anni i motori a ioni hanno fatto passi da gigante e hanno permesso missioni impensabili negli anni '80-'90 come ad esempio Dawn e Hayabusa.

      Ramiro

      Elimina
    4. Si per gli interplanetari i motori ionici sono alquanto utili, ma non vedo come si potrebbero utilizzare le vele solari ad esempio per andare oltre saturno dove gia la pressione di radiazione solare è di soli 14W/m^2

      Elimina
    5. Condivido i tuoi dubbi Eliseo, ma penso che probabilmente l'accelerazione che la vela fornisce al payload nel viaggio fino ad oltre l'orbita di Saturno sia comunque non trascurabile. Del resto fino ad ora le sonde (quelle prive di motori a ioni) ricevono la spinta solo al momento del lancio e all'uscita dall'orbita terrestre grazie all'ultimo stadio del lanciatore e poi proseguono per inerzia (a parte eventuali fionde gravitazionali).
      Inoltre in futuro potrebbero realizzare vele di dimensioni tali da poter sfruttare efficacemente anche il debole vento solare presente ai confini del sistema solare.

      Ramiro

      Elimina
    6. ramiro in realtà questo dipende dal tipo di missione, in quanto se si vuole ottenere un semplice flyby allora può anche andare bene non avere un propulsore a bordo della sonda, tuttavia se bisogna immettersi in un orbita di un pianeta è necessario avere un propulsore che permetta alla sonda di fermarsi in orbita intorno al corpo celeste una volta arrivati nel campo gravitazionale...il modo più semplice per fare ciò è un trasferimento a due impulsi alla homan, altrimenti si usano motori ionici non impulsivi per avere una spinta piccola ma costante per tutto il viaggio :)

      Elimina
    7. Inoltre in realtà le vele solari non funzionano grazie al vento solare (composto da ioni) ma dovrebbero funzionare grazie proprio alla pressione che genera la luce emessa dal sole per uno scambio di quantità di moto :)

      Elimina
    8. Per farti un esempio la spinta che riescono a dare delle vele solari di 50m^2 in maylar(riflettività 0.8) ad una distanza dal sole pari a quella di saturno è di circa 4x10^-6 N

      Elimina
    9. Effettivamente una spinta minimale.
      Comunque sono d'accordo con te. Come ho scritto nel primo post, le vele solari vanno bene per sonde di piccola massa, quindi inutile ragionare su immissioni in orbita, motori di frenata ecc.. Troppo peso e forse (o forse no?) è ancora prematuro parlare di uso creativo della vela per manovre di airbraking su atmosfere planetarie per immissione in orbita. Siamo ancora alle prove di dispiegamento della vela.
      Le vedo però ottimali per le minisonde in progetto per l'esplorazione del sistema solare fino all'orbita di Giove con una preferenza per gli asteroidi. Per minisonde intendo roba della classe delle Marco americane che verranno lanciate a Marzo del prossimo anno verso Marte insieme alla sonda Insight.

      Ramiro

      Elimina
  3. LightSail 2, un progetto atto a collaudare le vele solari utilizzando i satelliti artificiali CubeSat, orbita intorno alla Terra da otto mesi e durante quel periodo ha catturato alcune incredibili immagini del nostro pianeta.

    Ad occuparsi di tutto è stata la Planetary Society, che ha costruito il veicolo spaziale e lo ha poi lanciato a giugno 2019 a bordo di un razzo Falcon Heavy di SpaceX, per dimostrare il potenziale della navigazione solare. Invece di fare affidamento sul combustibile convenzionale, LightSail 2 utilizza una vela enorme per catturare fotoni dal Sole e alimentare il veicolo spaziale. L'obiettivo è quello di rimanere in orbita per circa un anno.

    Sulla base del viaggio del veicolo spaziale, il team dietro il progetto ha imparato moltissimo: il personale ha raccomandato che le future vele solari presentino pannelli solari su entrambi i lati della vela, anziché su un solo lato. Questo perché LightSail 2 utilizza un design unilaterale e ciò ha causato alcuni problemi di produzione di energia per il veicolo spaziale, secondo quanto affermato da un nuovo rapporto del team.

    Il team di missione ha anche raccontato della difficoltà del cubesat di navigare nell'atmosfera della Terra a 720 chilometri. Ciò suggerisce che le vele solari avranno più successo ad altitudini più elevate intorno al nostro pianeta o nello spazio profondo.

    26 Febbraio 2020, Ore 08:11
    FONTE:
    SPACE.COM

    RispondiElimina

Chiunque può liberamente commentare e condividere il proprio pensiero. La sola condizione è voler contribuire alla discussione con un approccio costruttivo e rispettoso verso tutti. Evitate di andare off-topic e niente pubblicità, grazie.