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venerdì 9 dicembre 2011

Mars Exploration Rover Opportunity e nuove prove della passata presenza di acqua su Marte, by Nasa!

(Immagine, credit NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU)

NEWS SPAZIO :- Torniamo su Marte vicino all'equatore, ad un paio di gradi di latitudine a sud nella regione Meridiani Planum, in particolare nel grande cratere Endeavour.
Laggiù troviamo il Mars Exploration Rover Opportunity all'opera sulla sua ultima scoperta, una vena di un minerale che apparentemente è gesso.

L'importanza di tutto ciò è che tale minerale sembra essere stato depositato dall'acqua che un tempo era presente nel suolo Marziano. Analisi più approfondite su questa vena aiuteranno gli scienziati a comprendere meglio l'evoluzione nel tempo dell'ambiente umido di Marte.



Le parole di Steve Squyres (Cornell University, Ithaca, N.Y., e principal investigator di Opportunity): "Questo ci racconta una storia certa sul fatto che l'acqua scorreva attraverso fratture nel sottosuolo della roccia. Questa roba è un deposito chimico abbastanza puro formatosi proprio nel punto in cui noi lo vediamo. Cosa che non si può dire per altri gessi visti su Marte o per altri minerali legati all'acqua che Opportunity ha trovato. Non è raro sulla Terra, ma su Marte è la tipica cosa che fa saltare i geologi dalle loro sedie".

La vena esaminata più fa vicino da Opportunity, informalmente denominata 'Homestake', ha circa la larghezza di un pollice umano (tra 1 e 2 cm), una lunghezza che va da 40 a 50 cm e sporge leggermente al di sopra dalla roccia su entrambi i lati (la vedete sia nella foto in alto che qui in basso).

(Immagine, credit NASA/JPL-Caltech/Cornell/ASU)

Questa ed altre vene del genere si trovano in un'area in prossimità di un bordo del cratere Endeavour e niente come questo era mai stato individuato dal rover Terrestre in tutti i suoi 90 mesi di missione su Marte. Qui sotto vedete una bella immagine del Rover durante l'avvicinamento ad Homestake

(Immagine, credit NASA/JPL-Caltech)

I ricercatori hanno utilizzato il Microscopic Imager and Alpha Particle X-ray Spectrometer posizionato sul braccio del rover insieme a vari filtri della sua Panoramic Camera (PanCam) per studiare Homestake. Ebbene, lo spettrometro ha identificato abbondante calcio e zolfo, in proporzioni che portano ad un solfato di calcio relativamente puro.


(Immagine, credit NASA/JPL-Caltech/Cornell/USGS)

Quest'ultimo può trovarsi in molte forme, dipende da quanta acqua è legata alla struttura cristallina del minerale. Le informazioni ricavate dalle varie immagini della PanCam riprese con differenti filtri suggeriscono che si tratti di gesso, un solfato di calcio idrato.

Il gesso non è una novità per Marte. Era già stato individuato da osservazioni condotte da sonde orbitali. Ma la peculiarità del deposito individuato ad Homestake sta nel fatto che il gesso trovato da Opportunity si è formato proprio lì, probabilmente per l'azione dell'acqua nel dissolvere il calcio da rocce vulcaniche.
Il calcio si è combinato con lo zolfo che a sua volta era stato filtrato dalle rocce o introdotto come gas vulcanico e si è poi depositato come solfato di calcio all'interno di una frattura sotterranea che successivamente è emersa in superficie.

Durante la sua lunga avventura sul suolo Marziano di Meridiani Planum Opportunity si è imbattuto in rocce composte di magnesio, ferro e minerali a base di solfato di calcio, tutte prove che - anch'esse - indicano la presenza e l'azione dell'acqua miliardi di anni fa.
In tutto questo però i solfati di calcio individuati ad Homestake potrebbero essersi prodotti in condizioni ambientali più neutrali rispetto alle condizioni fortemente acide riscontrate negli altri luoghi di cui sopra. Queste condizioni "più neutrali" potrebbero quindi stare ad indicare un ambiente acquoso più favorevole ad ospitare una più grande varietà di organismi biologici.

Nel frattempo il piccolo rover Terrestre si sta preparando ad affrontare un nuovo inverno Marziano (il quinto per Opportunity), dirigendosi verso un versante più esposto al Sole nella zona denominata "Cape York".

(Immagine, credit NASA/JPL-Caltech/UA/OSU)

L'obiettivo è posizionare i suoi pannelli solari con un angolo favorevole che gli consenta di massimizzare la ricezione di luce solare.

Quest'ultima scoperta di Opportunity è stata presentata Mercoledì scorso alla American Geophysical Union's conference a San Francisco.

Fonte dati, NASA.

8 commenti:

  1. Quindi Opportunity é interamente a energia solare mentre curiosity va con il nucleare? Se si, la vedo una bella differenza, sopratutto in performance e prestazioni

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  2. Già, e secondo me gli USA non lasciano tecnologia del genere in giro per lo Spazio.

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  3. Anche se prima che qualcun' altro ci arrivi !!!!!!!!
    """Sgrunt""""

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  4. Beh..basta tirarlo giù con bel laser..:)..sgrunt..coff..:D

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  5. @giorgio - pian piano diventa come space invaders, con i satelliti altrui :-))

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  6. Non per fare sempre il solito bastian contrario, ma che ci sia stata acqua su Marte e che questa talvolta sia anche riaffiorata, seppure per pochissimo tempo, sulla superficie ormai è un dato di fatto. Sarebbe molto più interessante trovarla allo stato liquido in qualche anfratto della crosta, secondo me. Piuttosto, pensate cosa potrebbe essere un rover semi-automatizzato che mostrasse i laghi di metano liquido sulla superficie di Titano! Altro che sassolini e venature del buon vecchio Marte. Peccato che tutti i nuovi rover siano però progettati per il Pianeta Rosso, poiché sarebbe stata anche la stagione ideale per osservare le precipitazioni sul satellite di Saturno!

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  7. @Bert, un pò di pazienza. Finora solo la NASA, nonostante il budget ridotto, é riuscita a far atterrare qualcosa di funzionante sulla superficie di un pianeta poco ostile come Marte, mentre russia, giappone ed europa hanno fallito.
    Diciamo che i satelliti Titano ed Europa diverranno certamente gli obbiettivi quando le tecnologie robotiche saranno più collaudate. Non dimentichiamoci che tutta la nostra elettronica / batterie, circuiti integrati, componenti / non operano alle condizioni di temperatura e radiazione estreme come quelle di molti pianeti del sistema solare. La nostra intera tecnologia andrebbe riscritta. Persino Curiosity ha bisogno di un riscaldatore interno.

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  8. http://www.media.inaf.it/2011/12/09/mars-seeker/

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