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mercoledì 4 novembre 2009

Le nuovissime scoperte ed immagini di Mercurio, by NASA e MESSENGER!


NEWS SPAZIO :- Come annunciato qui la NASA ha rilasciato ieri 3 novembre 2009 nuovi dati scientifici e nuove immagini del terzo passaggio ravvicinato (flyby) che la sonda Messenger (Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry and Ranging) ha effettuato sul pianeta Mercurio lo scorso 29 settembre 2009.

Al link qui sotto trovate le prime bellissime immagini pubblicate
http://newsspazio.blogspot.com/2009/10/la-sonda-nasa-messenger-il-suo-flyby-e.html

Ecco adesso le novità. La prima immagine pubblicata qui in alto è un'osservazione a colori del pianeta ottenuta durante l'approccio al flyby. I filtri a 100, 700 e 439 nm sono stati combinati in rosso, verde e blu per creare questa immagine a colori la cui risoluzione è di circa 5Km/pixel.

Circa il 98% della superficie del pianeta è stata mappata, come mostrato dall'immagine qui sotto.


Le uniche aree ancora mai registrate sono
le regioni polari, che verranno riprese una volta che la sonda sarà in orbita stabile.

Nelle nuove immagini gli scienziati hanno potuto individuare molte sorprese entusiasmanti. Le parole di Sean Solomon, Principal Investigator della missione e direttore del Department of Terrestrial Magnetism al Carnegie Institution di Washington: "Sebbene l'area vista per la prima volta dalla sonda era meno di 350 miglia attraverso l'equatore, le nuove immagini ci rammentano che Mercurio continua a darci delle sorprese".

Durante questo terzo flyby sono molte le nuove caratteristiche di Mercurio individuate, tra le quali una regione con una superficie luminosa che circonda una depressione irregolare, probabilmente di origine vulcanica.


Tra le altre nuove immagini vi è anche la sottostante che rappresenta una zona con un doppio anello da impatto di circa 290 Km di diametro.


Questo bacino è simile ad una zona osservata durante il primo flyby nel gennaio 2008 e che gli scienziati chiamano Raditladi.

Una cosa importante di questo terzo flyby è che è stato possibile condurre osservazioni approfondite sulla esosfera di Mercurio, la sua debole atmosfera. E' la prima scansione dettagliata che riguarda i poli Nord e Sud del pianeta. La sonda ha anche iniziato a rivelare come l'atmosfera varia con la distanza dal Sole.
L'immagine seguente mostra quali sono i processi che sono alla base della creazione, evaporazione e mantenimento della debole atmosfera su Mercurio.


Fotoni che colpiscono la superficie eccitando atomi esterni, calore che genera evaporazione, impatti di meteoroidi e di ioni sono alla base della generazione della esosfera, le cui particelle sono poi accelerate dalla pressione di radiazione in direzione opposta al Sole. Atomi e molecole che riescono a sfuggire alla forza di gravitazione del pianeta vanno a far parte della "coda" di Mercurio.
Un esempio degli effetti "stagionali" nella esosfera di Mercurio è la coda di Sodio (Sodio neutro), che come si vede nell'illustrazione qui sotto, rispetto ai primi due flyby è 10-20 volte inferiore.


questa differenza è dovuta a variazioni nella pressione che la radiazione solare esercita sugli atomi di sodio durante il movimento di Mercurio nella propria orbita, e "... dimostra perché la esosfera di Mercurio è una delle più dinamiche nel sistema solare..." ha dichiarato lo scienziato Ron Vervack del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL) a Laurel (Md).

Le osservazioni hanno evidenziato che anche il Calcio ed il Magnesio mostrano cambiamenti stagionali. Lo studio delle variazioni di tutti gli elementi presenti nella esosfera del pianeta fornirà dati importanti per la comprensione dell'intero processo alla base dell'atmosfera di Mercurio.

Un'altra importante novità rilevata da MESSENGER in quest'ultimo flyby è l'abbondanza di ferro e titanio nella superficie di Mercurio, contrariamente a quanto indicato dalle precedenti osservazioni.


David Lawrence, scienziato APL di missione ha dichiarato: "Ora sappiamo che la superficie di Mercurio ha una abbondanza media di ferro e titanio superiori a quanto la maggior parte di noi si sarebbe aspettato, simile ad alcuni mari lunari di basalto".

Immagini, fonte NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington.

Fonte dati, NASA.

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